Rivestimenti

Strato di tenuta e contributo del cotto

Lo strato esterno, definito tecnicamente anche “strato di tenuta”, svolge sia il ruolo funzionale di protezione degli elementi interni dalle precipitazioni meteoriche che quello rappresentativo e caratterizzante sotto il profilo architettonico degli edifici. Il principio progettuale della facciata ventilata risiede sull’autonomia statica di ogni singolo elemento del parametro e sull’eliminazione dell’imbottitura in malta. Non aderendo direttamente al supporto strutturale, gli elementi di rivestimento sono liberi di muoversi secondo il proprio coefficiente di dilatazione (indipendentemente dai movimenti del supporto strutturale) e di seguire, inoltre, gli assestamenti e le oscillazioni delle strutture portanti grazie all’elasticità degli ancoraggi. L’assorbimento dei movimenti elastici tra supporto strutturale e rivestimento è generalmente risolto mediante la previsione di giunti, che consentono libere dilatazioni senza che gli elementi si trovino ad interferire tra loro. Il giunto non è altro che lo spazio che separa il perimetro degli elementi costitutivi lo strato di rivestimento; ha lo specifico compito di permettere il loro libero movimento provocato dalle escursioni termiche o da assestamenti delle strutture di supporto o ancoraggio. I giunti possono essere chiusi o aperti.

Si definiscono giunti chiusi quelli che, pur consentendo il movimento degli elementi del rivestimento, presentano un distanziamento di 2-3 mm tra gli stessi. Tale soluzione è consigliabile solo per rivestimenti di limitata estensione e di modesta altezza: è impossibile adottare giunti chiusi per facciate di notevoli superfici, in quanto gli inevitabili movimenti della struttura e le deformazioni termiche differenziate possono generare la rottura degli elementi da causare un sovraccarico sulle staffe d’ancoraggio. Un accorgimento da adottare in presenza di superfici di facciata di una certa significatività è quella di predisporre giunti aperti (15-20 mm) in corrispondenza delle solette interpiano. Si definiscono giunti aperti quelli che permettono un maggior movimento degli elementi di rivestimento; in genere presentano un distanziamento di 6-7 mm. Nei giunti aperti, su tutti i lati degli elementi, gli assestamenti e i movimenti generati dalle dilatazioni termiche possono svilupparsi liberamente senza che vi siano contatti tra i vari elementi costituenti il rivestimento di facciata. Sebbene - come abbiamo già accennato - lo strato di rivestimento esterno possa essere realizzato con i più svariati materiali, qui ci interessa dare risalto al contributo offerto, oggigiorno, dal laterizio cotto, quale materiale di antica tradizione ma inscritto oggigiorno anche in un processo di ammodernamento produttivo e di uso. Il laterizio cotto in tutta la sua variegata gamma di elementi standard e speciali - differenziati per tipologie, morfologie e dimensioni - da sempre ha valorizzato le sue potenzialità di impiego nei rivestimenti esterni, almeno per tre ordini di motivi: - è un materiale stabile e durevole che, correttamente e intelligentemente impiegato, offre nell’architettura di esterni elevata resa estetica e ottime prestazioni con ridotti (se non nulli) costi di manutenzione anche nella lunga durata temporale (50-100 anni); - è un materiale tradizionalmente impiegato nell’edilizia e nell’architettura di larga parte del mondo e tale condizione di familiarità all’uso consente di ottenere un livello (più o meno cosciente e consapevole) di continuità del nuovo rispetto all’esistente; - è un materiale che, sia pur “antico” e “storicizzato”, è stato sempre in grado (e lo è tuttora) di esprimere una innovazione morfologica e costruttiva tale da consentirgli sia una evoluzione interna allo stile tecnologico di riferimento (ovvero l’architettura del laterizio) che di dialogare ed interfacciarsi con i linguaggi degli altri materiali da costruzione sia tradizionali che contemporanei. Il laterizio nei rivestimenti per esterni, da un lato, rappresenta visivamente la continuità rispetto al passato (ponendosi, quindi, come portatore di un alto livello di riconoscibilità), dall’altro esprime una flessibilità evolutiva di prodotto capace di rispondere alle nuove e più articolate aspettative tecnologiche del costruire del nostro tempo che spingono, spesso, verso prodotti innovati, “leggeri” a spessori contenuti.

Una tendenza sperimentale - all’interno della più generale riabilitazione della tecnologia laterizia che connota oramai l’architettura internazionale - è quella che punta ad una innovazione di prodotto oltre che di linguaggio costruttivo assecondando un processo di progressivo “assottigliamento” dello spessore del rivestimento stesso con un confinamento dei derivati dell’argilla negli strati più estremi. L’innovazione di prodotto si coniuga con l’innovazione della processualità e dei metodi esecutivi in cantiere adottando logiche e metodiche di tipo seriale, industriale, privilegiando l’assemblaggio meccanico degli elementi laterizi. Al mattone, glorioso elemento di tradizione, in cui alcuni intravedono una serie di connotati “sconvenienti” o quantomeno “sorpassati” (l’artigianalità, l’irregolarità, l’umidità di montaggio, la massa e la solidità statica legata all’idea di muratura, allo spessore del muro) oggi la ricerca tecnologica sul cotto sta conducendo alla definizione di prodotti morfologicamente innovativi da montare come “riempimenti riportati”, come pannelli preassemblati montati su di un supporto murario più economico. La linea di tendenza più evidente di questi ultimissimi anni è indubbiamente quella indirizzata alla riduzione dello spessore degli elementi in laterizio e all’amplificazione delle altre che ne definiscono lo “sviluppo” nel piano. La riduzione dello spessore è legata, indiscutibilmente, all’abbassamento dei costi connessi ad ogni eccedenza di materia e di peso la cui ripercussione economica è evidente sia nel trasporto che nella movimentazione dei mezzi (unitamente alla manodopera impiegata) ma soprattutto - nei casi di rivestimenti ancorati in parete ventilata - nell’incidenza del dimensionamento dei sistemi meccanici di fissaggio.