Tale elemento tecnico (nella fattispecie di muratura portante o di struttura a telaio “tamponato”) individua la superficie continua bidimensionale - nella direzione orizzontale e verticale - utile all’ancoraggio meccanico dello strato esterno di rivestimento. La costituzione specifica del supporto murario è uno dei fattori che influenza la scelta della tipologia dei dispositivi di ancoraggio. In linea generale le soluzioni più ricorrenti delle strutture di elavazione possono così essere così classificate: - murature tradizionali (in laterizio, in pietra, miste) che si intende recuperare e rifunzionalizzare attraverso la soluzione della parete ventilata; - murature portanti a piccoli elementi di moderna concezione (realizzate con mattoni pieni, blocchi alleggeriti di laterizio o di conglomerato cementizio ); - murature continue in calcestruzzo; - pareti di tamponamento poste a chiusura delle specchiature individuate da strutture intelaiate in c.c.a. (in genere le più ricorrenti, almeno in Italia); in quest’ultimo caso si fa affidamento, per quanto riguarda l’ancoraggio dei dispositivi meccanici di sostegno del rivestimento esterno, più che alle pareti di tamponamento, alle travi e ai pilastri dell’intelaiatura in c.c.a. In successione, sul supporto murario, viene steso, in genere, uno strato di regolarizzazione (intonaco di malta dello spessore di 1-2 centimetri) al fine di solidarizzare e rendere complanare la superficie estradossale su cui poter applicare in continuità lo strato di materiale isolante normalmente presente nella soluzione tecnica della parete ventilata.
Lo strato di coibentazione - con funzione di innalzamento delle capacità di isolamento termico -adeguatamente fissato a contatto sul supporto murario mediante collanti ed eventuali tasselli plastici in forma puntuale, deve presentare caratteristiche non idrofile (al fine di evitare l’assorbimento di acqua eventualmente passante attraverso i giunti del rivestimento esterno che ne pregiudicherebbe le qualità) unitamente a sufficiente traspirabilità e resistenza al fuoco. Tale strato isolante (dello spessore oscillante normalmente dai 3 ai 7 cm) può essere realizzato attraverso materiali molto diversificati fra loro per caratteristiche e costi, applicati direttamente al supporto murario mediante colle e/o elementi meccanici. Gli isolanti utilizzati per le facciate ventilate, fondamentalmente, possono essere suddivisi in tre categorie: -isolanti d’origine minerale; -isolanti d’origine vegetale; -isolanti d’origine sintetica. Dopo essersi accertati della perfetta esecuzione dello strato di regolarizzazione, si può procedere al fissaggio dei pannelli isolanti. A tale proposito, molta cura deve essere posta nell’evitare che nelle giunzioni tra pannello e pannello si frapponga il collante con conseguente interruzione dell’isolante; inoltre, nel caso di fissaggio meccanico, gli elementi di fissaggio (tasselli) devono essere in materiale plastico per non creare ponti termici. Il fissaggio meccanico è particolarmente indicato per interventi sull’esistente in quanto la soluzione a collante, in genere, non è in grado di garantire una perfetta adesione su superfici irregolari e degradate dal tempo e dagli agenti atmosferici. Lo strato di isolamento trova dei punti di discontinuità in corrispondenza dell’orditura strutturale metallica (indispensabile al sostegno e al trasferimento dei carichi del rivestimento esterno al supporto murario); in questi punti, chiaramente, si creano dei ponti termici con trasmissione di calore fra interno ed esterno, per cui è necessario porre molta attenzione nella scelta di soluzioni che riducano al minimo il numero di interruzioni dello strato isolante.